“Splendido i. espressione usata da lord Salisbury (XIX sec.) per indicare il disimpegno del suo paese verso i sistemi continentali di alleanze, ed estesasi poi a tutta la politica britannica ispirata a questo principio.” Confesso (e nello stesso identico istante ammetto che voglio riconoscerlo solo davanti a te, perché tu sei la causa, il motivo, ogni possibile inizio, qualsiasi inimmaginabile spiegazione del mio voler essere un po’ più vicino a te, accecarmi da vicino, e non alla distanza di una mano, tesa, verso di te) che scrivere di due Marine è semplicemente chiudere il cerchio, sovrapporre due sfere, dove due rette si incrociano, si fondono, si uniscono per ricavarne un’unica terza figura – me stessa. Mentre scrivo penso a Natalia Gonciarova, alle tue Natalie Gonciarove, e mi commuovo nella speranza che a priori di qualsiasi mia predisposizione artistica (palese o celata) , c’è sempre una piccola parte di te, il tuo soffio sulla mia nuca, ed ho paura di voltarmi. Il mio primo ricordo di te – troppo distinto, forse perché non era associato a niente –non c’è e non c’è mai stata una premessa, quindi il contorno, quel insieme delle linee (sagoma, profilo, mai silhouette però!) è troppo in…
Alla fine capisco che non posso descrivere gli eventi – anche quelli più drammatici con anni assumono le sfumature quasi piacevoli – dipende a chi racconto una di tante storie e in che stato d’animo mi trovo. Il mio passato sembra molto più bello di quanto era ancora il mio presente. Posso fidarmi soltanto delle percezioni non elaborate – odori, voci, colori, suoni. Mia madre che accende la luce nel disimpegno davanti alla cameretta prima di svegliarci. Il colore della copertina del primo libro di Marina Zvetaeva – un verde acerbo, acuto, inquietante, – uva spina. La calligrafia di una amica lontana che mi provoca la stessa inquietudine di 15 anni fa. Ci sono dei periodi quando mi sento di vivere dentro questi avvertimenti della realtà esterna, mi succede di ricordare all’improvviso un intero episodio solo sentendo un odore una volta famigliare oppure una voce – che difficilmente si cambia negli anni e mi giro fingendo di trovare chissà che cosa, forse me stessa, quel personaggio strano che porto a presso, cercando di tenergli il passo. A volte lo afferro davvero e vivo in sintonia per un po’ di tempo. Del suo appartamento al centro (a fianco della Belarusfilm, in…