Scordati di me
Racconti / Aprile 5, 2005

Alla fine capisco che non posso descrivere gli eventi – anche quelli più drammatici con anni assumono le sfumature quasi piacevoli – dipende a chi racconto una di tante storie e in che stato d’animo mi trovo. Il mio passato sembra molto più bello di quanto era ancora il mio presente. Posso fidarmi soltanto delle percezioni non elaborate – odori, voci, colori, suoni. Mia madre che accende la luce nel disimpegno davanti alla cameretta prima di svegliarci. Il colore della copertina del primo libro di Marina Zvetaeva – un verde acerbo, acuto, inquietante, – uva spina. La calligrafia di una amica lontana che mi provoca la stessa inquietudine di 15 anni fa. Ci sono dei periodi quando mi sento di vivere dentro questi avvertimenti della realtà esterna, mi succede di ricordare all’improvviso un intero episodio solo sentendo un odore una volta famigliare oppure una voce – che difficilmente si cambia negli anni e mi giro fingendo di trovare chissà che cosa, forse me stessa, quel personaggio strano che porto a presso, cercando di tenergli il passo. A volte lo afferro davvero e vivo in sintonia per un po’ di tempo. Del suo appartamento al centro (a fianco della Belarusfilm, in…

Una storia bivalente
Racconti / Ottobre 3, 2004

Una storia bivalenteSono indecisa se la distillazione di questo amore sia stata frazionata o molecolare o addirittura distruttiva.Sono indecisa se ho voglia di guardare all’interno del recipiente di raccolta.Sono indecisa se ho voglia di sapere di quale determinato componente sia stata la concentrazione maggiore. Vapore, vuoto d’aria, ebbrezza. Sedici anni fa avevamo un sogno: fare il giro di Roma a bordo di un taxi bianco e che fuori piovesse. Due ragazzi fantasticamente appassionati alla vita che riuscivano a galvanizzare tutto attorno a loro. Io traboccavo di sentimenti intensi e romanzati. Tu straripante della tua stessa personalità fabbricata a misura e solo a tratti vera, attendibile, ma comunque incredibile. In questi sedici anni rappresentavamo uno stravagante duo legato dai sentimenti indistinti. Adesso penso che avevamo semplicemente paura di guardarci dentro, di capire che il nostro disperato bisogno di affetto a lunga scadenza era più forte e più importante del nostro orgoglio e della presunzione di poter farne a meno di tutti. Per sedici anni abbiamo giocato allo stesso gioco – competizione con gli altri basata sulla nostra rivalità interna, rivalità benevole verso gli altri, perché comunque già in partenza sapevamo di essere i migliori, ma noi due uniti e rafforzati dell’antagonismo…