Il confine fra due elementi (a differenza della distanza) assomiglia ad una porta scorrevole a scomparsa che delimita (ma non separa), ed è talvolta così effimero da favorire il proprio naturale dissolvimento.“In base a cosa possiamo dire con certezza che un’immagine nella nostra testa è il risultato di una percezione o di un atto di immaginazione? Cosa distingue davvero certi sogni da certi ricordi?”Gianrico Carofiglio
L’accesso al tempio della musica classica era da sempre riservato all’élite: per nascita, per istruzione, per presunzione. L’ingresso sembrava avvolto nella nebbia e nelle tenebre e più che un tempio assomigliava al castello kafkiano, fatto solo per disorientare e confondere e non per raggiungere. Ti scoraggiava perché sembrava lontano, antico, appunto, classico. Dovevi essere idoneo per poterlo avvicinare e attendere di entrare. Rimaneva comunque la sensazione di essere un po’ fuori posto perché era difficile già solo conoscere i nomi esatti degli strumenti, figuriamoci distinguere movimenti oppure prime e seconde viole.In ogni insegnamento la bravura del maestro non sta soltanto nella capacità di spiegare e coinvolgere ma soprattutto nel talento di regalare la propria conoscenza senza farla pesare come superiorità. È come dire “grazie”: tu perché mi ascolti, io perché tu mi parli. Spalancare il portone del sapere perché essere prescelti di conoscere significa non scegliere più ma condividere e gioire allo stupore altrui, alla meraviglia di qualcun altro nello scoprire che Beethoven non fa più paura.Ma la musica classica in grado di unire la storia (forte e spietata come la battaglia napoleonica di Hanau) e la poesia delicata ed esile di Emily Dickinson non è classica perché non più…
È come un gioco. Il particolare e il generale. Conoscersi e successivamente riconoscersi. Qual è la nostra vera identità, quella che sta in un dettaglio marginale o nell’insieme indispensabile? “La mia anima è una misteriosa orchestra;non so quali strumenti suoni e strida dentro di me: corde, arpe, timpani e tamburi.Mi conosco come una sinfonia.“ Fernando Pessoa
Che “andrà tutto bene” lo sapevamo da sempre. Ce lo sentivamo dire per ogni nostra paura, incertezza, delusione. Oltre all’abbraccio rassicurante questa promessa era la nostra fede assoluta in un domani sereno perché affermata dalla nostra mamma. E aveva ragione! Buona festa della mamma a chiunque si sente di esserlo. “Se anche solo per un istante pensavo di essere strana, gli occhi di mia madre mi guardavano da sopra gli occhiali, e come due puntine da disegnomi fissavano saldamente al mio posto nel mondo“ Banana Yoshimoto
Parigi prima della seconda guerra mondiale ancora ignara del pericolo imminente. La piovosa serata di fine novembre. Il ponte Alma. Un piccolo caffè vuoto vicino all’Arco di Trionfo con gradini consunti e scivolosi. L’asprezza del calvados che non risolve nulla ma almeno scalda le mani. Gauloises umide e stropicciate in tasca.Due vite sospese come goccioline di nebbia si incontrano per caso e si attraggono ma non si legano. Manca l’affinità che deriva dall’esperienza costruita nei mondi paralleli destinati ad incrociarsi molto più in là, alla fine.“La piccola stanza vuota sembrava satura dall’odore di nostalgia, disperazione e novembre.”Il pessimismo di uno dei più grandi romanzi d’amore (e delle più grandi storie d’amore di Marlene Dietrich e Erich Maria Remarque perché è la loro storia) si spoglia di sfiducia e diventa una poesia. Commovente e spietata. Perché ti insegna che la realtà e l’illusione possono rappresentare la stessa dimensione che si tratti di una linea o di un punto.“Il rimorso è la cosa più inutile al mondo. Nulla si può tornare. Niente può essere corretto. Se così fosse, saremmo tutti dei santi. La vita non ha mai avuto l’intenzione di renderci perfetti. Colui che lo fosse dovrebbe essere esposto in un museo”
“La velocità perfetta, figliolo, vuol dire solo esserci».Le Olimpiadi alla Città del Messico avrebbero dovuto (potuto?) aggiungere pace e armonia ad un anno che più di qualsiasi altro periodo storico era già tormentato fino all’estremo dalla contestazione, battaglie civili e militari, lotte armate, il rifiuto radicale verso un certo stile di vita. L’anno delle proteste studentesche del maggio francese, dell’assassinio di Robert Kennedy e di Martin Luther King, dei carri armati sovietici che travolgevano la primavera di Praga.Furono le Olimpiadi con tante “prime volte” e numerosi record, alcuni destinati a durare nei decenni come quello stabilito dall’americano Bob Beamon nel salto in lungo. E un altro saltatore, ma in alto, entrò nella storia: Dick Fosbury, che vinse l’oro con la tecnica rivoluzionaria, mi verrebbe da dire quasi extraterrestre (d’altronde saltava davvero in alto e per di più con due scarpe diverse). Furono le Olimpiadi più “alte”, a 2.250 metri di altitudine.Per la prima volta, l’ultimo tedoforo della fiamma olimpica, fu una giovane donna, l’atleta Norma Enriqueta Basilio de Sotelo.Ci fu il primo squalificato per doping nella storia olimpica, il pentatleta svedese Hans-Gunnar Lijenwall, per tasso alcolemico troppo alto.Jim Hines fu il primo velocista a scendere sotto i 10 secondi (tempo…
Anche se questo periodo è un’equazione da risolvere con almeno un’incognita (quando finirà?), possiamo comunque attribuire il valore alle altre variabili e decidere la loro proporzione. Matematica è un’opinione quando la risposta è multipla.“La felicità sta alla gioia come una lampada elettrica sta al sole. La felicità ha sempre un oggetto, si è felici di qualcosa, è un sentimento la cui esistenza dipende dall’esterno.La gioia invece non ha oggetto. Ti possiede senza alcuna ragione apparente, nel suo essere somiglia al sole, brucia grazie alla combustione del suo stesso cuore.“Susanna Tamaro
La poliomielite era una malattia infettiva ad altissimo rischio. Colpiva principalmente bambini, sotto i cinque anni. Il virus danneggiava il midollo spinale e i polmoni, provocando la deformazione e la paralisi di braccia e gambe che a volte portava all’esito mortale. Molti malati non erano più in grado di camminare senza stampelle o tutori in ferro. Tra i malati “famosi”, ad esempio, possiamo ricordare la pittrice Frida Kahlo e il presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt. Dall’inizio del Novecento le epidemie di poliomielite erano sempre più ravvicinate e sempre più letali, soprattutto d’estate. Il picco si verificò nei primi anni Cinquanta, quando solo negli Stati Uniti si registrano fino a 50.000 casi. Nel 1952, l’anno dell’epidemia negli Stati Uniti, la popolazione era in una situazione che adesso ci suona abbastanza familiare: la vita nelle città si era fermata, i cinema, le piscine, le chiese, erano state chiuse per prevenire la diffusione del contagio. Le raccomandazioni di salute pubblica erano quelle di adesso: evitare gli assembramenti, non permettere ai bambini di nuotare nelle piscine pubbliche e lavarsi molto spesso le mani”.La poliomielite aveva paralizzato tra i 13 mila e i 19 mila bambini ogni anno nel periodo prima del vaccino….
Oggi è mancato un grande uomo, scrittore, idealista e sognatore. A 20 anni vinse la borsa di studio a Mosca e pochi mesi dopo venne espulso a causa della sua relazione con l’insegnante di letteratura slava. Atteggiamenti contro la morale. Dopo il colpo di stato di Pinocet fu arrestato e torturato. Trascorse 7 mesi in un bugigattolo che non gli consentiva neppure di alzarsi in piedi. Fu liberato solo per le pressioni di Amnesty International ma, un nuovo arresto lo aveva condannato all’esilio in Europa, prima ad Amburgo e poi in Francia. Scrisse numerosi articoli, poesie, romanzi e favole, molti dei quali furono, sono e saranno dei capolavori assoluti. Insegnò a volare alla Gabbianella e un po’ anche a noi, increduli. Insegnò a Zorba e Fortunata che esiste l’affetto tra esseri completamente diversi e “se tutto è un sogno, che importa”. Insegnò che “… le parole sono come il vino: hanno bisogno di respiro e di tempo perché il velluto della voce riveli il loro sapore definitivo.“ Lui si chiama Luis Sepulveda e la sua voce è il ponte sospeso fra il Cile e l’Europa.
Il 12 aprile 1961, alle 9:07 ora di Mosca, dalla base spaziale di Bajkonur in Kazakistan decollava la Vostok 1, prima navicella spaziale con equipaggio umano. All’interno della capsula, guidato da Terra, c’era l’uomo che in seguito sarebbe stato ribattezzato il “Cristoforo Colombo dei cieli”: il pilota sovietico appena 27enne Jurij Gagarin.