Se è vero che il fascinoso Tex Willer non sbaglia mai un colpo, è altrettanto vero che viene spesso ferito ma la velocità di recupero non è da meno dalla sua mira infallibile.Centra l’obiettivo comunque. Diventando un eroe senza super poteri e un personaggio senza tempo.Come Matthew Emmons e Niccolò Campriani, due eccezionali tiratori e due amici che si confrontano, si sfidano ma non si contrastano mai. Alle Olimpiadi del 2004 di Atene Matt Emmons ha 23 anni. È un tiratore a segno statunitense e ha già conquistato la Coppa del Mondo per ben due volte. Alle Olimpiadi vince subito l’oro nella carabina 50 metri a terra e guida la finale nella disciplina più difficile e prestigiosa – carabina a tre posizioni (tiro in ginocchio, a terra e in piedi). Glaciale e sicuro di sé, ha un distacco impressionante tanto da far sembrare l’ultimo colpo una mera formalità. Prende la mira e fa centro pieno. Matt si gira verso il tabellone e non riesce a capire perché accanto al suo nome appaia uno strano risultato: zero. Lui non si preoccupa, possono essere dei ritardi nella visualizzazione, qualche errore informatico. Prima a bassa voce e poi urlando grida “I shot” –…
L’8 febbraio ricorre l’anniversario della nascita di Giuseppe Ungaretti, poeta e raffinato traduttore. La grazia di esprimere così tanto con pochissime parole, togliendo la punteggiatura, dissolvendo il verbo e riempendo di significati anche le parti del discorso apparentemente vuote: articolo e preposizione. Lo spazio bianco che rimane sulla pagina è solo una conferma dell’importanza della parola scritta e del silenzio misterioso in cui rivela il suo vero significato.
Malgrado fossero passati quarant’anni dalla prima apparizione di Samantha Smith sugli schermi sovietici, mi ricordo nettamente il suo splendido sorriso che neanche la guerra fredda riuscì ad offuscare.Lei, una bambina americana di dieci anni, sorrideva come se ti abbracciasse. Non un classico sorriso americano, pur abbagliante e luminosissimo. Lei irradiava meraviglia e stupore di quello che vedeva attorno a sé, era felice di rovesciare l’opinione pubblica americana, ormai consolidata, che il popolo sovietico mangiasse bambini e vivesse con orsi in casa. Durante una trasmissione televisiva, all’insinuazione che i sovietici non le avrebbero mostrato “tutta la verità”, risponde: “Quando ricevo degli ospiti a casa mia, non gli mostro mica lo sgabuzzino più disordinato e polveroso.” Samantha nasce nel Maine, nel 1972. Suo padre Arthur insegnava letteratura e scrittura creativa presso l’Università del Maine ad Augusta, e la madre Jane lavorava come assistente sociale. Samantha amava l’hockey su prato, il pattinaggio sui rollerblade, la lettura. A cinque anni scrisse una lettera alla Regina Elisabetta II d’Inghilterra, dicendole che le piaceva molto.La storia di cui vorrei parlarvi inizia con la nomina di Yuri Andropov a Segretario Generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, nel novembre 1982. L’evento è stato accolto con un’ondata di negatività…
“It’s like the tide, Jo, when it turns, it goes slowly–but it can’t be stopped.” Louisa May Alcott, Little Women There is a right time for everything, don’t resist in terror the ebb and the flow of life.
Я бы прислал вам букет из хорошо отточенных карандашей. Осенью. Когда падают листья, загоревшие или сгоревшие от летней жары. Наполненные памятью об отпуске, о тех людях, с которыми, может быть, мы и не встретимся больше никогда. А чашка для долгих осенних чаепитей, когда уже не нужно никуда спешить. И можно этими карандашами нарисовать любой пейзаж, особенно тот, которого так и не было. Память это то, что мы помним или то, что хочется помнить?
Картинка, не фотография. Картинка, не картина. Как «Картинки с выставки» Модеста Мусоргского. И подушечный кот, сказочный. Смотрит завороженный, хотя обычно бывает наоборот. Много света, теплого, от стен, от уютной торшерной лампы. Но! Красный пакет, черная сумка, небрежно брошенные на диван, абсолютный диссонанс, а ей удобно. Часы на руке. Дома. На диване.Не здесь и не сейчас, но у меня ощущение вечности момента. Или мгновения, которое прекрасно. Запечатлена суть. «Жизни — «жизнь, как она есть»
Era una foto di parecchi anni fa ma conservava, malgrado tutto, la freschezza dei colori, più che la loro nitidezza; trasmetteva quella gradevole sensazione di compiutezza e precisione morbida. Non appuntita. Evocava viaggi lontani e quelli più a portata di mano, mescolando i nomi a me cari e ogni nome aveva la sua linearità, la propria gradazione cromatica. Avvolgente e ricca di significato.
Piaceri (Bertolt Brecht) Il primo sguardo dalla finestra al mattino, il vecchio libro ritrovato, volti entusiasti, neve, il mutare delle stagioni, il giornale, il cane, la dialettica, fare la doccia, nuotare, musica antica, scarpe comode, capire, musica moderna, scrivere, piantare, viaggiare, cantare, essere gentili.
La scienza del vedere che non è scienza (Fernando Pessoa) Sono un guardiano del gregge, il gregge sono i miei pensieri, e i miei pensieri sono tutti sensazioni.Penso con gli occhi e con le orecchie e con le mani e coi piedi e con il naso e con la bocca.Pensare un fiore, è vederlo e respirarlo. E mangiare un frutto è saperne il senso. Ecco perché quando un giorno di caldo mi sento triste di goderne tanto, e mi stendo completamente nell’erba, e chiudo gli occhi che bruciano, sento che tutto il corpo è steso nella realtà, so la verità e sono felice. Tu dici, vivi nel presente; Vivi solo nel presente. ma io non voglio il presente, voglio la realtà: Voglio le cose che esistono, non il tempo che le misura. Cos’è il presente? È qualcosa di relativo al passato e al futuro. È una cosa che esiste in funzione dell’esistenza di altre cose. Ma io voglio la sola realtà, le cose senza presente. Non voglio includere il tempo nel mio schema. Non voglio pensare le cose in quanto presenti: Le voglio pensare in quanto a cose. Non le voglio separare da esse stesse, trattandole come presenti. Non dovrei…
“Il paese delle lacrime è così misterioso” Le lacrime. Piango perché sono capace di cedere all’emozione e quindi sono forte oppure non lo sono e resisto?Piango e non temo gli occhi rossi, il naso che cola, le guance rigate dal mascara. Non piango e non temo gli occhi rossi, il naso che cola, le guance rigate dal mascara. Catarsi, liberazione, melodramma, ricatto, dolore. Quale parte è mia? E quanto mio c’è in ogni parte? “Se in un museo si esponesseun bolscevico che piange,quel museo tutto il giornosarebbe pieno di gente curiosa,ma uno spettacolo similenon accadrà di vedere nei secoli.” Majakovkij “Vladimir Ilic Lenin”Negli anni l’Unione Sovietica ha vinto 3 premi Oscar per il miglior film straniero. L’ultimo, aggiudicato nel 1981, ha un titolo che suona abbastanza eccentrico per un orecchio non russo – “Mosca non crede alle lacrime”. Prende spunto da un proverbio molto diffuso all’epoca. Veniva citato spesso e ci si abituava fin da piccoli che per andare avanti bisognava rimboccarsi le maniche; contavano i risultati e non le spiegazioni perché non sei arrivato ad un determinato traguardo. Si piangeva di nascosto però, vergognandosi della propria debolezza perché nell’Unione Sovietica vivevano i veri super eroi ed erano talmente tanti…