Se è vero che il fascinoso Tex Willer non sbaglia mai un colpo, è altrettanto vero che viene spesso ferito ma la velocità di recupero non è da meno dalla sua mira infallibile.
Centra l’obiettivo comunque. Diventando un eroe senza super poteri e un personaggio senza tempo.
Come Matthew Emmons e Niccolò Campriani, due eccezionali tiratori e due amici che si confrontano, si sfidano ma non si contrastano mai.
Alle Olimpiadi del 2004 di Atene Matt Emmons ha 23 anni. È un tiratore a segno statunitense e ha già conquistato la Coppa del Mondo per ben due volte.
Alle Olimpiadi vince subito l’oro nella carabina 50 metri a terra e guida la finale nella disciplina più difficile e prestigiosa – carabina a tre posizioni (tiro in ginocchio, a terra e in piedi). Glaciale e sicuro di sé, ha un distacco impressionante tanto da far sembrare l’ultimo colpo una mera formalità.
Prende la mira e fa centro pieno. Matt si gira verso il tabellone e non riesce a capire perché accanto al suo nome appaia uno strano risultato: zero. Lui non si preoccupa, possono essere dei ritardi nella visualizzazione, qualche errore informatico. Prima a bassa voce e poi urlando grida “I shot” – “Ho sparato” ma più passa il tempo, più comincia a sospettare dell’inimmaginabile. Ha fatto il pieno centro ma sul bersaglio di un altro. Per esattezza di Christian Planer, un tiratore austriaco che dal quinto posto passa alla medaglia di bronzo, grazie al colpo di Emmons.
Matt Emmons, il più bravo di tutti, chiude ottavo. Ultimo.
Arrivano i giornalisti con le loro domande ma lui non si scompone, rimane calmo e cortese, risponde senza alcuna difficoltà. Due persone rimangono particolarmente colpiti dal suo atteggiamento: Niccolò Campriani, giovane tiratore italiano che guarda la diretta televisiva e Katerina Kurkova, tiratrice ceca. Lei, campionessa mondiale in carica nella carabina 10 metri ad aria compressa, vince il bronzo ma fallisce l’accesso alla finale della gara da 50 metri in tre posizioni.
Al ricevimento nel villaggio olimpico lei lo avvicina e gli dice convinta: “Sei arrivato tra i primi pur prendendo uno zero. Vuol dire che sei un fenomeno”. Qualche birra insieme e dopo non si lasciano più. Si sposano nel 2007 in Repubblica Ceca, dove si allenano assieme, per poi presentarsi con rinnovate ambizioni di portare a casa due medaglie d’oro dalle Olimpiadi di Pechino 2008.
Alle Olimpiadi 2008 di Pechino
Katerina vince l’oro nella postazione da 10 metri e l’argento nella carabina 50 metri da 3 posizioni. Matt vince l’argento in 50 metri a terra e conduce la finale nella carabina a tre posizioni, l’occasione mancata ad Atene. Deve fare solo tutto ciò che ha fatto finora. Respira, respira e si concentra, ancora un altro respiro ma troppo forte e inavvertitamente per l’eccessiva pressione sul grilletto parte un colpo. Scivola fuori dal podio.
Katerina corre da lui, lo abbraccia e prende la testa di lui tra le mani e lo guarda. “Lascia stare l’incidente, ognuno ha capito che sei il migliore”. E un attimo di silenzio e poi dice: “Sono incinta”.
Niccolò Campriani e Matt Emmons si conoscono di persona proprio a Pechino e vanno subito così d’accordo da diventare amici veri.
Si misurano con il panico al momento decisivo della gara, quello che ti paralizza il cervello e la mano, quello che ti fa commettere errori incredibili. Si sostengono a vicenda nelle delusioni subite, raccontandosi le proprie paure che quel puntino nero rappresenta per entrambi.
Matt arriva quarto, Niccolò dodicesimo, sbagliando anche lui l’ultimo tiro.
Dopo Pechino
Matt diventa padre di Giulia e per alcuni mesi la sua vita è un ritratto della felicità. Riprende ad allenarsi finché qualche sintomo sporadico non diventa mano mano più insistente. Dopo una serie di controlli, il medico curante non ci gira troppo attorno: Tumore. Ci sarebbero tutte le ragioni per prendersela con il destino, con il fato, con chiunque capiti a distanza di un tiro. Ma lui è deciso più che mai a riprendere quello che gli spetta. Reagisce benissimo alle cure e torna ad allenarsi per le Olimpiadi di Londra.
Alle Olimpiadi 2012 di Londra
Nella specialità della carabina da 50 metri in tre posizioni Emmons vince il bronzo nella gara vinta da Niccolò Campriani nella quale, incredibile ma vero, l’americano si vede sfuggire l’argento a beneficio dell’avversario a causa (indovinate un po’ …) dei 7,6 punti ottenuti all’ultimo turno, dopo aver mantenuto una media di 10,2 nei 9 tiri precedenti. Dopo l’ultimo tiro Matt fa una smorfia, si gira verso Campriani e sorride.
Alla conferenza stampa, dopo la gara, un giornalista, lo deride: “Prima o poi un dieci lo farai?”. Risponde Campriani, infuriato: “Porti più rispetto, io sarei onorato di vedere i colori della mia nazione addosso ad un atleta così”.
Alle Olimpiadi 2016 di Rio
Emmons arriva diciannovesimo ma senza indugio passa la sua carabina a Campriani quando lui si trova in difficoltà tecnica. Campriani vince due ori olimpici – nella carabina 10 metri aria compressa e nella carabina 50 metri da 3 posizioni.
Niccolò che da sempre vive i suoi successi in sobrietà non si sente di accettare a pieno la seconda medaglia d’oro perché arriva per un’imprecisione all’ultimo tiro dell’avversario russo. Decide di donare la differenza tra il premio del primo e del secondo posto all’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Successivamente visita il campo profughi in Zambia e questi incontri gli danno una splendida idea: allenare atleti rifugiati, portandoli da zero alla possibilità di raggiungere l’Olimpiade.
Colpire il segno e colpire nel segno possono sembrare due espressioni quasi identiche dal punto di vista grammaticale se non fosse per quel “in” fuso con l’articolo determinativo. In, dentro, proprio, nell’intimo. Centrare il bersaglio e raggiungere il proprio obiettivo, specialmente per un tiratore, non è mai la stessa cosa. Alcuni sanno per esperienza che anche facendo cilecca (incredibile ma questo termine nasce proprio in riferimento all’arma da fuoco la cui cartuccia non esplode, mancando il colpo) si vince qualcosa e quel qualcosa è molto più importante che battere un avversario.
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