Il 12 aprile 1961, alle 9:07 ora di Mosca, dalla base spaziale di Bajkonur in Kazakistan decollava la Vostok 1, prima navicella spaziale con equipaggio umano. All’interno della capsula, guidato da Terra, c’era l’uomo che in seguito sarebbe stato ribattezzato il “Cristoforo Colombo dei cieli”: il pilota sovietico appena 27enne Jurij Gagarin.
Fu scelto fra i 3461 candidati piloti selezionati per la missione Vostok. Di questi, solo 20 affrontarono un anno di duro addestramento psicofisico basato su prove di resistenza alle vibrazioni e alle alte temperature, permanenza in camera di isolamento e risposta alle accelerazioni improvvise. Il 25 gennaio 1961 ne furono selezionati 6: Gagarin era tra questi.
Quando fu proposto ai candidati di vedere l’interno della futura navicella, Gagarin tolse le scarpe ed entrò dentro sicuro, come se entrasse in casa propria. Fu un gesto spontaneo ed assolutamente fuori contesto che ristrinse il numero dei candidati da 6 a 2.
Gagarin avrebbe scritto dopo: “Sono sicuramente meno preparato dei miei compagni del corso. Loro sì che dovranno affrontare le realtà più complicate che verranno scoperte solo in seguito”
Il giorno prima del volo lasciò una lettera alla moglie in cui le chiedeva di crescere adeguatamente le loro due figlie piccole e di prendersi cura dei suoi genitori.
Secondo lo storico spaziale Asif Azam Siddiqi, l’ingegnere sovietico Sergej Pavlovic Korolëv, supervisore della missione Vostok 1, era talmente agitato la mattina del 12 aprile 1961 che dovette prendere una pillola per il cuore. Gagarin invece sembrava calmo, e a mezz’ora dal lancio il suo polso registrava 64 battiti cardiaci al minuto.
Durante il tragitto verso la rampa di lancio, Gagarin si fermò a far pipì sulla ruota posteriore dell’autobus che lo trasportava. Da allora questo è diventato un rito obbligato e propiziatorio per tutti gli astronauti del Soyuz.
In fase di decollo, pronunciò la famosa frase – поехали! (poechali – “andiamo!”).
Disse, sbirciando fuori dall’oblò “La Terra è blu… che meraviglia. È bellissima».
Alle 10.55 del 12 aprile 1961, dopo 108 minuti dal lancio, Gagarin toccò il suolo di una fattoria collettiva nella provincia di Saratov, Russia occidentale.
Le prime persone che incontrò una volta atterrato furono una contadina terrorizzata e sua figlia, accompagnate da un vitellino.
In seguito, Gagarin svolse il ruolo di vice direttore del centro per l’addestramento cosmonauti che assumerà proprio il suo nome.
Morì nel 1968 a seguito dello schianto durante un volo di addestramento. L’astronauta si trovava a bordo del MiG-15 in compagnia dell’istruttore di volo Vladimir Seryogin. Aveva 34 anni.
Irradiava una luce serena e remota tanto da voler parafrasare Alexander Pope
Eternal sunshine of the spotless heart.
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